In un mondo sempre più globalizzato le problematiche relative alla salvaguardia e allo sviluppo del patrimonio rurale in Campania sono estremamente attuali: tutelare e valorizzare il patrimonio rurale costituisce una necessità sia culturale che ambientale.
Il paesaggio rurale è un patrimonio culturale che esprime valori di memoria, di identità collettiva e di riconoscibilità.
Una riflessione che viene fuori dal convegno del MiBAC (Ministero per i beni e e le attività culturali) che lo scorso 3 ottobre a Villa Pignatelli ha portato alla presentazione di un interessante pubblicazione, frutto di una profonda analisi del territorio, “Architettura Rurale nei parchi Nazionali. Cilento, Vallo di Diano, Alburni e Vesuvio” che individua e cataloga il patrimonio rurale nei due parchi nazionali della Regione Campania.
Il Patrimonio rurale in Campania
Nonostante il tempo e la cultura cosmopolita, è ancora possibile leggere ed individuare chiaramente nei nostri paesaggi i segni che hanno caratterizzato per lungo tempo le aree agricole della Campania.
Le architetture rurali, perfettamente integrate nell’ambiente, completano il paesaggio come naturali protagoniste di uno scenario altrettanto naturale. Masserie, mulini, case coloniche, fontane rappresentano, con i loro elementi funzionali ed architettonici, uno specchio di attività e sistemi di vita tipici delle campagne, espressione di quel rapporto stretto tra comunità e territorio circostante. In Campania sono molte le strutture che testimoniano con estrema semplicità il valore delle nostre radici culturali. Strutture architettonicamente semplici ma molto funzionali che rappresentano perfettamente la cultura contadina. Di quella vita semplice, di quelle tradizioni che sembrano dimenticate.
La storia di un territorio non è fatta solo di castelli, palazzi nobiliari, gallerie d’arte e chiese. E’ necessario valorizzare e tutelare l’immensa ricchezza nascosta nelle campagne, spesso violentate e saccheggiate da autostrade e sacchetti di immondizia.
Sono in ufficio e ho tra le mani la pubblicazione presentata al convegno MiBAC.
Guardo le foto che rievocano la vita di campagna. Non sono uno storico e nemmeno un architetto, ma quelle immagini riescono a trascinarmi in un altro mondo. In una realtà fatta di pane caldo, di vino rosso. Di donne corpulente che spazzano l’aia tra bambini scalzi e galline impazzite. Continuo a sfogliare senza preoccuparmi dei dati che, immagino, siano costati tanta fatica.
Continuo a farmi rapire delle immagini. E ancora i vestiti della domenica e i veli di pizzo nero. Le chiese piene. Sento l’odore dei fagioli cotti sul camino, del legno bagnato.
Il recupero della memoria storica è un obbligo morale per una società civile. La storia di ogni territorio è indissolubilmente legata alla storia dei singoli.
Recuperare il patrimonio rurale significherebbe dare luce alla storia personale dei nostri avi. Si conoscono le saghe familiari dei Savoia nonché tutti gli amanti della regina Maria Antonietta. Sono giustamente conservate tutte le stoviglie del re e gli abiti pomposi delle cortigiane. Credo sia necessario recuperare anche il patrimonio rurale e divulgare quei valori di semplicità e quelle tradizioni che restano a volte ai margini dei libri di storia e del turismo.
Una riflessione che mi fa pensare alle cose che gelosamente conservo della mia famiglia: un antico anello d’oro con diamanti di mio nonno di cui fiero porto il nome e uno “strummolo” (trottola antica di legno) di mio padre. Non è una questione di legno o di oro. Entrambi raccontano e mi parlano delle mie radici. Con la stessa importanza, con il medesimo valore.
Adesso mi piacerebbe condividere con voi le immagini, i ricordi che rievocano quelle masserie, case coloniche che si affacciano malconce e malinconiche sulle nostre auto quando distratti e stressati pensiamo esclusivamente al futuro. Giovanni Salzano